ALLENAMENTO

Una seduta propriocettiva

 

È importantissima, soprattutto in relazione ai lavori clinici che hanno interessato soggetti con traumi distorsivi all’articolazione tibio-tarsica o del ginocchio.

 

di Italo Sannicandro*

dal n° 119 de “ IL NUOVO CALCIO”

 

L’attenzione nei riguardi delle componenti propriocettivo è giustificata dalla mole di lavori clinici condotti su soggetti con pregressi traumi distorsivi all’articolazione tibio-tarsica o del ginocchio o con pazienti con ricostruzione del legamento crociato anteriore. In entrambe le casistiche si sono evidenziati deficit propriocettivo capaci di procurare recidive sulle medesime articolazioni.

 

Perché?

L’allenamento propriocettivo si giustifica solo per prevenire potenziali traumi distorsivi o costituisce un training utile anche al miglioramento della forza reattiva dei muscoli del complesso gamba-piede?

In effetti, lo schema con cui si instaura un processo recidivizzante a carico di un’articolazione (Lephart ed Henry, 1996; Riva, Soardo e Kratter, 1998), richiamerebbe l’attenzione nei confronti degli aspetti preventivi e riabilitativi finalizzati alla riduzione dell’instabilità funzionale dell’articolazione stessa (vedi figura).

Processo di instabilità funzionale derivante da trauma a carico delle strutture articolari e legamentose (da Lephart ed Henry, 1996; Riva, Soardo e Kratter, 1998)

 

Deficit propriocettivo

 

Instabilità funzionale

 

Decremento controllo muscolare

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Tale aspetto della preparazione assume rilevanza anche laddove il preparatore si accinga a recuperare o ricondizionare atleti provenienti da infortuni di tipo contusivo alla testa: alterazioni delle informazioni propriocettivo. Così come disturbi dell’equilibrio rilevati con posturografia dinamica sono stati registrati anche in atleti con lievi infortuni contusivi al capo a tre giorni dell’evento traumatico (Sveistrup, 2001).

Tuttavia è compito del preparatore orientare la propria attenzione nei confronti dell’opportunità di migliorare la propriocezione in vista dell’evoluzione delle componenti di forza reattiva dei muscoli del complesso gamba-piede.

Molteplici risultano, infatti i fattori che interagiscono nel sistema di controllo della postura: tra questi, oltre i sistemi sensoriali, la coordinazione intermuscolare e intersegmentaria, si deve tener presente anche la forza reattiva delle componenti muscolari interessate all’appoggio e alla propulsione del passo e nella corsa per adattarsi immediatamente all’ambiente (tipo di superficie, entità dell’attrito ed umidità della stessa) entro cui si svolge l’azione (Sveistrup, 2001).

Il lavoro integrato dei muscoli intrinseci ed estrinseci del piede, infatti, costituisce il presupposto sia per l’efficacia e l’utilità delle informazioni di tipo afferente, sia per l’efficacia della funzione motoria.

Tale integrazione risulta effettivamente funzionale se l’effettuazione delle esercitazioni proposte rispetta alte velocità di esecuzione: viceversa, alcuni muscoli stabilizzatori dell’articolazione tibio-tarsica, in virtù di un’esecuzione rallentata, non assicurerebbero più tale funzione per divenire muscoli dinamici (Weineck, 1998).

Controllo posturale orientamento ed equilibrio

L’individuo è attento a raggiungere due obbiettivi comportamentali differenti, ma spesso interdipendenti: l’orientamento posturale e l’equilibrio posturale.

Il primo, l’orientamento, deve soddisfare due aspetti del controllo posturale: innanzitutto, ogni soggetto tende a orientare il corpo secondo delle variabili ambientali, come il mantenimento della verticale della Terra; in secondo luogo, in molti movimenti, deve invece allineare diverse parti del corpo in un orientamento specifico per il conseguimento di particolari obbiettivi motori o cognitivi. L’equilibrio posturale si riferisce all’abilità di ciascuno di rimanere in posizione eretta durante il mantenimento di una posizione o durante la preparazione e l’esecuzione di un movimento volontario.

I due obbiettivi dell’orientamento posturale e dell’equilibrio posturale non sempre sono importanti allo stesso modo: tutto ciò è comprovato dall’osservazione di un atleta che deve risolvere un compito motorio. Ad esempio, un giocatore che è impegnato in un contrasto al suolo o aereo è meno interessato dell’orientamento del tronco sulla verticale o dei segmenti articolari specifici di quanto non si interessi a mantenere l’equilibrio per continuare a giocare.

Viceversa, il portiere che blocca un colpo però è meno interessato a rimanere in piedi, mentre tronco e orientamento inter-segmentale sono cruciali quando salta per bloccare un tiro indirizzato verso la rete. Molteplici sono gli aspetti che devono essere considerati quando si parla di valutazione e controllo dell’equilibrio:

·        l’abilità a mantenere la stabilità e l’orientamento in condizioni sensoriali alterate;

·        i limiti percettivi della stabilità, percezione dell’orientamento verticale e percezione del movimento proprio/ambientale;

·        le risorse di attenzione necessarie per l’equilibrio.                             

Questi tre aspetti possono rappresentare altrettanti percorsi di lavoro con gli atleti laddove il preparatore intende sollecitare le capacità propriocettivo: tutte le esercitazioni strutturate ad handicap (cioè con l’eliminazione di un canale sensoriale) o quelle che invece prevedono sovraccarico percettivo si prestano efficacemente al raggiungimento dell’obbiettivo.

Nelle prime è evidente la funzione vicariante di alcuni canali senso-percettivi, mentre nelle seconde l’obbiettivo è rivolto al miglior reclutamento delle risorse attentive per selezionare le informazioni più significative.

Le esercitazioni di forza

Ma l’allenamento propriocettivo si persegue unicamente con situazioni di disequilibrio di tipo statico o dinamico? È stato dimostrato come percezione della posizione articolare, che riguarda essenzialmente aspetti legati alla statica, discriminazione della velocità di un movimento non abbiamo alcuna correlazione (Sitting et al., 1995; Wolpert et al., 1995; Djupsjobacka, 2001): cioè soggetti capaci di ottenere elevati valori nei test di imitazione della posizione non ottengono valori altrettanto significativi nei test finalizzati alla percezione della velocità di esecuzione di un gesto.

Che ricadute si hanno per la pratica di allenamento? È evidente che le esercitazioni di tipo statico non sono sufficienti ad allenare efficacemente questa capacità. Anche l’aspetto dinamico deve essere tenuto in dedita considerazione per ottenere una sollecitazione più ampia della propriocezione.

Acquistano pertanto rilevanza tutte le esercitazioni di forza reattiva per il comparto gamba – piede, quelle cioè realizzate mediante balzi a ginocchio esteso e quelle di pliometria orizzontale (line step, cerchi, funicelle, bacchette, slalom, tutte le forme di skip, eccetera).

Le rilevazioni mediante EMG dimostrano la rilevanza di questa tipologia di esercitazioni per il coinvolgimento di molteplici strutture muscolari: solo all’interno di una fine coordinazione intermuscolare è possibile assicurare la migliore stabilità alla struttura articolare interessata (Weineck, 1998).

La mobilitazione dei muscoli interessati dalla dinamica del gesto specifico unitamente alla sollecitazione di quelli impegnati nella statica dell’articolazione, infatti, concorrono alla strutturazione della corretta coordinazione intermuscolare.

 

CHE COS’È LA PROPRIOCEZIONE?   

La propriocezione generalmente racchiude una mole di interpretazioni non sempre esatte dal punto di vista scientifico e terminologico: informazione sensoriale, coordinazione intermuscolare, gestione dell’equilibrio o percezione del movimento sono spesso usati come sinonimi.

Come possiamo definirla?

In effetti non è un’operazione agevole, sia perché la propriocezione costituisce l’integrazione di componenti molto differenti tra loro, sia perché l’indagine scientifica è ancora impegnata a individuare nuovi aspetti e nuovi rapporti funzionali.

Finora si è pensato che la propriocezione riguardasse esclusivamente due tipologie di informazioni:

·        sensazione della posizione articolare;

·        sensazione del movimento.

Attualmente il concetto di propriocezione si è ampliato perché è stato subito evidente come in aggiunta alle già citate forme di informazione si devono aggiungere le informazioni provenienti dai feed-back afferenti relativi ai comandi volontari che il soggetto gestisce momento per momento (Sittig et al., 1985; Djupsjobacka, 2001).

In altre parole, in ogni attimo il soggetto riceve le informazioni di tipo afferente dai vari recettori e le integra con copie delle afferenti relative ai movimenti che ha attivato.

 

 

 

* Italo Sannicandro: insegnante di educazione fisica; preparatore atletico abilitato presso il C.T.F. della F.I.G.C. di Coverciano; laureato presso l’Università di Lione (FR); consulente dell’A.S. Sport Five Putignano Calcio a 5 (Serie B) e di società di calcio, basket (serie C) e pallavolo (serie B).

 

 

 

 

Redatto il 22/08/2002